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domenica, novembre 28, 2004

Bentornato Grazianeddu! 

Dopo 38 anni di galera il “bandito” Graziano Mesina è stato graziato dal Presidente della Repubblica d’intesa con il Ministro della Giustizia.
Se guardiamo il curriculum del sardo e lo confrontiamo con i “graziati” degli ultimi tempi (specialmente brigatisti oppure pentiti), c’è molto da riflettere.
Anzitutto vediamo chi è stato Mesina: inizia a frequentare le patrie galere nel 1956 a soli 14 anni per porto abusivo di d’arma e oltraggio a pubblico ufficiale; ci resta poco ma dopo soli 4 anni ci ritorna per aver sparato in luogo pubblico.
Da quel momento comincia la vera carriera che lo porterà all’ergastolo, non per un omicidio ma per sommatoria di pene ottenute soprattutto per evasione.
E parliamo un po’ di queste ultime – le evasioni – che sono stati gli eventi più caratterizzanti per la vita di Grazianeddu: anzitutto è bene precisare che sono state 9 (nove), sì avete letto bene, ribadisco nove; credo che sia un record da Guiness dei Primati, anche perché quasi tutte le evasioni sono state dettate da motivi di cuore.
Eccolo il debole di Mesina, le donne, per le quale è sempre stato disposto a fare qualunque cosa e senza le quali non è mai riuscito a stare.
Una delle “donne del bandito” è stata una certa Valeria Fusé: a questa donna egli è stato sentimentalmente legato per svariato tempo.
Ma in questi lunghi anni di carcere (ripeto 38, anch’essi un record), Graziano ha avuto il tempo e il modo per riflettere sul perché egli è diventato un fuorilegge.
Nessuno può sapere l’intima verità che sta nel fondo dell’anima di ciascuno di noi, quindi la risposta che Mesina si è dato può darsi che rifletta anche una certa condiscendenza nei propri confronti: certo che le motivazioni che il bandito pone in testa a tutto si ricollegano alle ingiustizie che egli avrebbe patito in gioventù e alle quali si è ribellato varie volte, così come sarebbe disposto a fare anche oggi (sono parole sue).
Proprio come simbolo di una certa ribellione alle ingiustizie della legge, Graziano Mesina ha rappresentato un simbolo per molti sardi ma anche per svariati italiani: è stato il simbolo della libertà, un nuovo Robin Hooh, oppure Che Guevara o altri personaggi così dissimili gli uni dagli altri; pensate che si è vociferato di incontri tra Mesina e Feltrinelli allo scopo di organizzare azioni rivoluzionarie nell’isola nel periodo delle Brigate Rosse
Mesina ebbe un ultimo momento di celebrità quando nel 1992 – in semilibertà ad Asti – ottiene il permesso (oppure gli viene chiesto) di rientrare in Sardegna per occuparsi del sequestro del piccolo Farouk Kassam; quando il bambino venne liberato dai rapitori Mesina ebbe a vantarsi del proprio intervento (“L’ho fatto liberare io”), nonostante che le autorità lo smentissero categoricamente.
L’anno dopo – nel 1993 – gli trovano in casa un Kalashnikov e viene rimesso in prigione, dove resta fino alla grazia concessagli da Ciampi.
È un eroe oppure un fuorilegge? Probabilmente – come in ogni caso – la personalità dell’individuo abbraccia entrambe le componenti e quindi possiamo dire che Mesina è un uomo che ha sbagliato molte volte, in alcuni casi può essere scusato, in altri no; il bandito però ha pagato, e molto caro, per gli errori commessi e quindi in ogni caso dobbiamo rispettarlo.
E poi, rispetto a tanti brigatisti o peggio ai pentiti che sfiorano le patrie galere per essere subito rimessi in libertà, diciamocelo chiaro: Graziano Mesina è tutt’altra cosa, più serio, più degno, più uomo.
Io almeno la penso così!

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