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martedì, ottobre 12, 2004

La logica dell'informazione militante 

Per l’editore Mursia, Francesco Giorgino che oltre ad essere il noto mezzobusto del TG1 è anche docente alla Sapienza di Roma, pubblica un interessante saggio sulla comunicazione televisiva e giornalistica dal titolo “Dietro la notizia”.
Questo libro – del quale citerò alcuni stralci e che consiglio ai miei lettori – mi serve per alcune affermazioni che porto avanti da tempo e che, nel volume, sia pure in forma indiretta, sono riportate.
Partiamo dal primo di una lunga serie di esempi che l’autore cita: nel febbraio 2004 alcuni giornalisti della Domenica Sportiva intervistano Berlusconi al termine di una partita del Milan (di cui è Presidente Onorario); il fatto che il medesimo sia anche Presidente del Consiglio, fa scatenare il Presidente della RAI, Lucia Annunziata, la quale mette sotto accusa i giornalisti della sua azienda. Si riunisce il CdA della RAI e in quella sede sia i cronisti che il direttore della testata sportiva vengono assolti.
Come avrà reagito l’Annunziata? Per “Il Giornale”: <>; per “L’Unità”: <>.
Questo è un tipico esempio di come a livello meramente informativo, due fonti dissimili per impostazione ideologica, si dividono anche a livello della pura e semplice elencazione dei fatti avvenuti.
Mi spiego meglio: il fatto di come si è comportata l’Annunziata dopo la bocciatura del Cda RAI è uno e uno solo (è quello che si potrebbe definire “la verità”) e per entrambe le testate la verità deve essere una ed una sola; su questa verità fattuale, si innescano poi i commenti che per forza di cose possono, anzi aggiungerei debbono, essere diversi, discendendo dal patrimonio culturale, ideologico e quant’altro divide i due quotidiani.
Il problema è che l’ideologia traspare anche sul fatto concreto e riesce a snaturarlo fino a farlo apparire diverso da quello che è; da ciò scaturisce subito una prima considerazione: per effetto di tale difformità tra le notizie, la sfiducia verso la carta stampata (ma direi anche verso radio e tv) è ormai diventata endemica.
Una volta le notizie che venivano date dai quotidiani o dai telegiornali erano considerate dai fruitori come oro colato – ovviamente a livello puramente informativo – fermo restando che dallo schieramento ideologico delle singole testate scaturiva il diverso commento circa l’evento, aspetto che faceva parte della fase di “comunicazione”. Ma almeno cosa era successo doveva essere uguale per tutti, come ci insegna il giornalismo anglosassone che divide nettamente di ogni notizia l’aspetto informativo da quello della comunicazione.
Mi è sembrato interessante il libro che ho sopra indicato e anche attuale per i contenuti; se non ci possiamo più fidare neppure della descrizione materiale dell’evento, allora si capisce perché – per esempio nei commenti alla finanziaria – da una parte si continua a blaterare sulla “stangata” e dall’altra si insiste invece su un aumento, sia pure del solo 2% della capacità di spesa.
Evidentemente non c’è più alcuna necessità di dire la verità; spariamo notizie solo a beneficio della coalizione che la testata rappresenta – in modo palese o occulto – tacendo qualsiasi conoscenza che potrebbe essere utile al lettore o allo spettatore per avvicinarsi alla conoscenza dei fatti.


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