lunedì, ottobre 11, 2004
I presunti tagli degli Enti Locali
A margine delle discussioni sulla finanziaria – della quale non si conoscono ancora i particolari, ovviamente, in quanto deve ancora passare in Parlamento – si sprecano le riunioni, le dichiarazioni, le mobilitazioni degli Enti Locali (Regioni e Comuni in testa).
Tutti questi signori si stracciano le vesti e piangono calde lacrime per i tagli che saranno costretti a eseguire sui servizi che la loro struttura mette a disposizione dei cittadini (tutto questo in previsione di minori contributi statali, cosa che non è affatto stata dichiarata).
Ci fanno così intravedere asili che non riescono ad accogliere i bambini, mense scolastiche realizzate a base di “pan secco e basta”, vecchi abbandonati a loro stessi, senza la minima assistenza, e via di questo passo.
Mai che nessun Ente Locale si proponga una serie di tagli “virtuosi”, per esempio quello delle onerosissime consulenze, tutte assegnate a compari e/o a sodali (secondo i luoghi); siamo arrivati a dei bilanci paralleli di quello che gli enti locali spendono per accontentare gli amici e gli amici degli amici, di coloro cioè che gli hanno dato una mano per l’elezione e che lo rifaranno alla prossima consultazione.
E qui sorge un bel discorso di principio: laddove si forma un centro di potere, accanto si genera una struttura parassitaria che serve unicamente a soddisfare le voglie degli amici; sembra ineluttabile che ciò avvenga, nonostante le tante e reiterate assicurazioni del contrario fatte da tanti uomini di potere.
Sembrerebbe quasi che il potere, per sua natura, stravolga il modo di essere di chi lo esercita e tenda ad essere una fucina di favori, di prebende, quando non siano addirittura delle mazzette.
Ed è per questo – caro simpatico amico Bossi – che pur essendo con te d’accordo in varie battaglie, non lo sono mai stato per quanto riguarda la cosiddetta “devolution”, cioè il conferimento di tutta una serie di funzioni direttamente all’Ente Locale che lo esercita al posto dello Stato.
Questo perché, fermo restando il numero degli statali/nullafacenti, la nuova normativa tende alla creazione di altri, tanti centri di spesa ruotanti attorno a numerosi impiegati della regione o del comune, comunque nullafacenti come gli statali.
Si tende cioè a duplicare i centri di spesa, con l’accumulo di persone (serbatoio di voti non indifferente!) che si mostrano in tutto e per tutto dei replicanti di quelli dei quali hanno detto male fino a poco tempo prima.
E non c’è nemmeno da auspicare che le funzioni assunte dagli Enti Locali possano far derivare un minor numero di “statali”, impiegati o tecnici che siano, dato che quelli che ci sono ci restano e non mi si venga a dire che al pacioso romano si possa chiedere – dato che le funzioni del suo ministero sono state assunte dalle Regioni – di spostarsi, per esempio in Piemonte per continuare a lavorare, con le stesse mansioni e con lo stesso stipendio, alle dipendenze di quell’Ente locale.
A proposito di statali: è in scadenza il loro contratto e, come c’era da prevedere, il 2% previsto come incremento su tutte le spese statali, non è sufficiente per loro; e ci sono anche all’interno della compagine governativa chi gli da ragione; sarebbe bene che gli italiani vedessero e valutassero appieno questi eventi, domani che si presenti l’occasione di un voto saprebbero meglio considerare come fare.
Tutti questi signori si stracciano le vesti e piangono calde lacrime per i tagli che saranno costretti a eseguire sui servizi che la loro struttura mette a disposizione dei cittadini (tutto questo in previsione di minori contributi statali, cosa che non è affatto stata dichiarata).
Ci fanno così intravedere asili che non riescono ad accogliere i bambini, mense scolastiche realizzate a base di “pan secco e basta”, vecchi abbandonati a loro stessi, senza la minima assistenza, e via di questo passo.
Mai che nessun Ente Locale si proponga una serie di tagli “virtuosi”, per esempio quello delle onerosissime consulenze, tutte assegnate a compari e/o a sodali (secondo i luoghi); siamo arrivati a dei bilanci paralleli di quello che gli enti locali spendono per accontentare gli amici e gli amici degli amici, di coloro cioè che gli hanno dato una mano per l’elezione e che lo rifaranno alla prossima consultazione.
E qui sorge un bel discorso di principio: laddove si forma un centro di potere, accanto si genera una struttura parassitaria che serve unicamente a soddisfare le voglie degli amici; sembra ineluttabile che ciò avvenga, nonostante le tante e reiterate assicurazioni del contrario fatte da tanti uomini di potere.
Sembrerebbe quasi che il potere, per sua natura, stravolga il modo di essere di chi lo esercita e tenda ad essere una fucina di favori, di prebende, quando non siano addirittura delle mazzette.
Ed è per questo – caro simpatico amico Bossi – che pur essendo con te d’accordo in varie battaglie, non lo sono mai stato per quanto riguarda la cosiddetta “devolution”, cioè il conferimento di tutta una serie di funzioni direttamente all’Ente Locale che lo esercita al posto dello Stato.
Questo perché, fermo restando il numero degli statali/nullafacenti, la nuova normativa tende alla creazione di altri, tanti centri di spesa ruotanti attorno a numerosi impiegati della regione o del comune, comunque nullafacenti come gli statali.
Si tende cioè a duplicare i centri di spesa, con l’accumulo di persone (serbatoio di voti non indifferente!) che si mostrano in tutto e per tutto dei replicanti di quelli dei quali hanno detto male fino a poco tempo prima.
E non c’è nemmeno da auspicare che le funzioni assunte dagli Enti Locali possano far derivare un minor numero di “statali”, impiegati o tecnici che siano, dato che quelli che ci sono ci restano e non mi si venga a dire che al pacioso romano si possa chiedere – dato che le funzioni del suo ministero sono state assunte dalle Regioni – di spostarsi, per esempio in Piemonte per continuare a lavorare, con le stesse mansioni e con lo stesso stipendio, alle dipendenze di quell’Ente locale.
A proposito di statali: è in scadenza il loro contratto e, come c’era da prevedere, il 2% previsto come incremento su tutte le spese statali, non è sufficiente per loro; e ci sono anche all’interno della compagine governativa chi gli da ragione; sarebbe bene che gli italiani vedessero e valutassero appieno questi eventi, domani che si presenti l’occasione di un voto saprebbero meglio considerare come fare.