domenica, ottobre 17, 2004
Harem e INPS
Trovo su un giornale odierno, trasecolo e comunico il mio stupore agli amici del Blog, cercando di coinvolgerli in una riflessione: in Germania, il deputato Wissing della FDP ha rivolto al Ministro della Sanità una interpellanza per conoscere se corrispondeva a verità il fatto che l’Istituto di Previdenza – dopo aver tagliato varie prestazioni sociali e aver soppresso alcune mutualità ai concittadini lavoratori tedeschi – pagava regolarmente assegni familiari e prestazioni sanitarie alle seconde mogli dei musulmani; il Ministro ha risposto affermativamente, aggiungendo che analoghi benefici venivano corrisposti anche alla terza e alla quarta moglie (ed oltre se del caso) dei signori musulmani.
“Ma così finiamo col mantenere un harem, noi che sicuramente non conciliamo la poligamia con i valori della nostra civiltà europea” ha continuato il deputato ed ha richiesto il numero e gli importi relativi a queste situazioni; il ministro non ha risposto a quest’ultima domanda.
Al deputato Wissing è stato suggerito di cercare di far approvare una legge che obblighi il marito a “scegliere” fra le sue mogli quella un po’ più moglie alla quale concedere le provvidenze previdenziali e sanitarie.
Naturalmente la polemica accesa dal deputato tedesco si è trasferita nella pubblica opinione e si è andata ad aggiungere ad altri problemi sorti con la comunità islamica, quali il minareto che deturpa il panorama, l’uso del velo alle donne islamiche nei momenti in cui interpretano il ruolo di funzionarie e rappresentano quindi i valori della Costituzione.
Come si può vedere, i motivi del contendere sono svariati e discendono anche dal grande numero di musulmani presenti in quel Paese (circa 4 milioni).
Confesso di non conoscere la situazione previdenziale in Italia per quanto riguarda gli immigrati di origine musulmana, ma nell’ipotesi che sia diversa da quella tedesca, penso che queste nuove informazioni potranno indurre gli islamici a chiedere e i politici nostrali ad affrettarsi a concedere almeno analoghe facilitazioni.
Quale migliore occasione di genuflettersi di fronte ai paladini di Allah? Quale migliore occasione per mostrare la nostra sudditanza ai musulmani? Quale migliore occasione per rimarcare il nostro senso di colpa per aver combattuto e vinto di fronte a Vienna, dove vennero respinti i musulmani e dove l’occidente partì per il suo sviluppo economico e culturale che lo ha condotto all’odierna situazione?
Eppure se ci pensiamo bene, non c’è niente – nella logica - che contraddica le richieste dei musulmani tedeschi: se mi autorizzate a restare e, successivamente mi consentite di portare la mia famiglia, cosa ci posso fare se essa è composta da cinque mogli e quindici figli e che tutti sono a mio carico.
Quindi assegni familiari e prestazioni sanitarie mi spettano di diritto, dice l’Alì di turno; ed ha ragione. Perciò il problema è alla base, cioè all’autorizzazione concessa a suo tempo di restare tranquillamente nei nostri Paesi (Italia, Francia o Germania, è la stessa storia), quindi in virtù di una malcompresa teoria della libertà religiosa, consentire la realizzazione di moschee e minareti, e quindi autorizzare il cosiddetto ricongiungimento familiare; in pratica ricostituire, un pezzo per volta, il loro Paese nel nostro Paese.
E noi? Noi stiamo a vedere come va a finire, cercando di non esporsi troppo per non offendere.
“Ma così finiamo col mantenere un harem, noi che sicuramente non conciliamo la poligamia con i valori della nostra civiltà europea” ha continuato il deputato ed ha richiesto il numero e gli importi relativi a queste situazioni; il ministro non ha risposto a quest’ultima domanda.
Al deputato Wissing è stato suggerito di cercare di far approvare una legge che obblighi il marito a “scegliere” fra le sue mogli quella un po’ più moglie alla quale concedere le provvidenze previdenziali e sanitarie.
Naturalmente la polemica accesa dal deputato tedesco si è trasferita nella pubblica opinione e si è andata ad aggiungere ad altri problemi sorti con la comunità islamica, quali il minareto che deturpa il panorama, l’uso del velo alle donne islamiche nei momenti in cui interpretano il ruolo di funzionarie e rappresentano quindi i valori della Costituzione.
Come si può vedere, i motivi del contendere sono svariati e discendono anche dal grande numero di musulmani presenti in quel Paese (circa 4 milioni).
Confesso di non conoscere la situazione previdenziale in Italia per quanto riguarda gli immigrati di origine musulmana, ma nell’ipotesi che sia diversa da quella tedesca, penso che queste nuove informazioni potranno indurre gli islamici a chiedere e i politici nostrali ad affrettarsi a concedere almeno analoghe facilitazioni.
Quale migliore occasione di genuflettersi di fronte ai paladini di Allah? Quale migliore occasione per mostrare la nostra sudditanza ai musulmani? Quale migliore occasione per rimarcare il nostro senso di colpa per aver combattuto e vinto di fronte a Vienna, dove vennero respinti i musulmani e dove l’occidente partì per il suo sviluppo economico e culturale che lo ha condotto all’odierna situazione?
Eppure se ci pensiamo bene, non c’è niente – nella logica - che contraddica le richieste dei musulmani tedeschi: se mi autorizzate a restare e, successivamente mi consentite di portare la mia famiglia, cosa ci posso fare se essa è composta da cinque mogli e quindici figli e che tutti sono a mio carico.
Quindi assegni familiari e prestazioni sanitarie mi spettano di diritto, dice l’Alì di turno; ed ha ragione. Perciò il problema è alla base, cioè all’autorizzazione concessa a suo tempo di restare tranquillamente nei nostri Paesi (Italia, Francia o Germania, è la stessa storia), quindi in virtù di una malcompresa teoria della libertà religiosa, consentire la realizzazione di moschee e minareti, e quindi autorizzare il cosiddetto ricongiungimento familiare; in pratica ricostituire, un pezzo per volta, il loro Paese nel nostro Paese.
E noi? Noi stiamo a vedere come va a finire, cercando di non esporsi troppo per non offendere.