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venerdì, ottobre 01, 2004

E' durata poco... 

Mi riferisco all’intesa tra governo e opposizione; è durata poco la concordia che era scaturita sull’onda dell’entusiasmo per la liberazione delle due Simone.
È bastato che la fotografia più usata dai mass media riprendesse le due ragazze che si tengono per mano e dietro a loro si vedesse “bene” il Cavaliere, perché la sinistra più radicale cominciasse a domandare agli altri componenti dell’opposizione perché diavolo “abbiamo dovuto fare un favore a Berlusconi”: il direttore del Manifesto ha risposto con chiarezza: “Era forse meglio lasciarle morire per non sporcarsi le mani e fare così un dispetto a Berlusconi?” Ma non credo che li abbia convinti!
E bastato poi che alle due ragazzine si cominciasse a fare domande sempre più pressanti sulla prigionia (“ci hanno trattato bene” “erano dei religiosi che pregavano spesso”) o sul ritiro delle nostre truppe dall’Irak (”i nostri soldati se ne devo tornare a casa”) perché si cominciasse a dipingere le due ragazzette come “pericolose pacifiste” dalla destra o come potenziali candidate alle prossime elezioni (dall’Unità di oggi).
È invece chiaro che anche in questo caso la sindrome di Stoccolma ha avuto buon gioco: si tratta di una particolare condizione psicologica che prende gli ostaggi liberati e che li induce a vedere con favore i carcerieri, ancora più dei liberatori.
Si sono cominciate a misurare le parole delle Simone (“ha ringraziato i mussulmani e non il governo), non tenendo conto che le due fanciulle – liberate dopo una lunga prigionia – avevano bisogni di rimanere in silenzio e di riprendere il loro equilibrio con l’aiuto dei propri familiari; e basta!
Si pretendeva forse che appena giunte in Italia si scagliassero contro i biechi islamici, sporchi brutti e cattivi? Ma come avrebbe potuto – anche se avessero voluto – imbarcarsi in una campagna di odio con la visibilità acquisita? Ricordiamoci che la mano dei rapitori avrebbe potuto colpirle anche in Italia.
Nel post di ieri l’altro ho concluso con la frase: “lasciatele in pace, lasciate che ridiventino due ragazze come le altre”; mentre lo scrivevo mi rendevo conto che era pura utopia pensare che i mass media le lasciassero in pace; era altrettanto utopistico pensare che le forze politiche si comportassero diversamente: non appropriatevi di queste due fanciulle, per la loro eventuale partecipazione politica riparliamone tra un annetto.
Un altro argomento sempre inerente la liberazione delle due ragazze è quello relativo al riscatto: mentre in Italia non sembrano esserci – almeno per ora – voci dissonanti circa la giustezza di un eventuale pagamento del riscatto (peraltro seccamente smentito da tutti gli interessati), è dall’estero che giunge una canea che se non fosse ributtante sarebbe tutta da ridere.
È ovvio che gli interessati (Governo, C.R.I. e varie altre O.N.G.) hanno interesse a minimizzare il problema onde non creare un pericoloso effetto emulativo; che poi le cose siano andate in maniera diversa è abbastanza plausibile, ma sarebbe da incoscienti ammetterlo pubblicamente.
Certo che – ripeto, specie all’estero – il pressappochismo e la cialtroneria con cui viene descritto il nostro Paese, in questo caso deve essere rivisto: la trattativa è stata condotta con efficienza e professionalità da un Servizio Segreto che si è dimostrato molto valido; gli agganci con personale del luogo sono stati gestiti con estrema segretezza e, soprattutto, alla base di ogni ricerca è stata collocata la vita delle due ragazze.
C’è da esserne soddisfatti.

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