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sabato, settembre 25, 2004

Ed ora un po' di politica nostrale 

Quello che noi chiamiamo politica in effetti non è altro che “starnazzare di anatre nel pollaio”; i due cosiddetti poli – ognuno per suo conto – sono agitati al loro interno, anziché esserlo nei confronti dell’avversario.
Il polo attualmente al governo è agitato da una serie di questioni: la ricerca di visibilità delle formazioni minori (UDC in testa) è tutta riversata nella prossima “finanziaria”, con la quale il governo dovrebbe determinare la propria attività economica per il prossimo anno (2005). In concreto ognuno cerca di strappare un po’ di soldi per i propri sodali e, nel caso che non ci riesca, fa finta di arrabbiarsi e di piantare delle grane oltre ogni dire: è la solita tattica, inventata ai tempi della “Balena Bianca” e proseguita con l’ovvio aggiornamento ai tempi moderni.
Dopo aver risolto, almeno diciamo “rabberciato”, il problema della devolution e la conseguente modifica della costituzione – tutt’ora in Parlamento ma sembrerebbe bene avviata – un altro problema che attualmente scuote la coalizione è la più recente affermazione del premier, “il Cavaliere levigato”, in base alla quale con l’attuale legge elettorale la Casa della Libertà di avvia ad una sonora sconfitta alle prossime elezioni del 2006.
Comunque niente paura, vorrà dire che si cambia: non più maggioritario ma proporzionale, con eventuale premio alla lista vincente. Tutto questo non è frutto della fantasia dei giornalisti – i solito parolai comunisti – ma è stato affermato dal Berlusca in occasione di un mega summit al quale hanno partecipato tutti i leader del Centro Destra (pensate, c’era pure De Michelis).
Ora mi domando: ma si può adeguare le riforme ai sondaggi che Istituti compiacenti sfornano in continuazione? Notare comunque che il pallino della proporzionale Lui c’è l’ha sempre avuto: così ci contiamo e vediamo quanto ogni partito vale in termini di ministeri!
Dall’altra parte il Centro Sinistra che – diviso sul problema dell’Irak - è ancora travagliato dalle cosiddette “primarie” (mi piacerebbe sapere chi tra gli elettori ne è minimamente interessato), elezioni ufficiose che verrebbero tenute sui nomi indicati dai partiti: è chiaramente un modo attraverso il quale si arriva ad un conteggio – che varrà poco ma qualcosa vale – sulla forza dei vari partiti.
Su questo, ovviamente, alcuni – che vantano delle posizioni di rendita – non possono essere d’accordo, perché rischiano di perdere punti a beneficio di amici (ma nemici in questo caso) che aspirano a contare di più.
E’ il caso, molto chiaro, dei partiti di centro – racchiusi nel calderone della “Margherita” – che vorrebbero avere più spazio e più visibilità nella coalizione; di questa “Margherita”, il cui leader logico dovrebbe essere Romano Prodi, al quale però si rimprovera di essere in Italia quando gli fa comodo e in Europa quando invece c’è da scottarsi le dita qui da noi.
Si tratta insomma del vecchio detto “tenere i piedi su più staffe” che, mi sembra bene attagliato all’italico Mortadella, abituato a giocare su più tavoli ed a fare le puntate più importanti solo quando intravede o addirittura già conosce con esattezza come andrà a finire.
Questo – molto sommariamente – il quadro che abbiamo di fronte: non è molto gradevole ma questo è e questo dobbiamo tenerci. Qualcuno ha detto: “ognuno ha il governo che si merita”; potremmo aggiungere: “la classe politica che si merita” .

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