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lunedì, settembre 20, 2004

Ancora sul blocco dei prezzi  

Torniamo un momento sull’accordo che il Governo ha stipulato con la Grande Distribuzione: vediamo alcuni punti della vicenda e cerchiamo di accorgerci in che modo siamo stati fregati.
Il primo elemento che balza agli occhi è che l’accordo è limitato ai prodotti con il marchio del Super o Iper Mercato (circa 10-16% del consumo a seconda delle zone); questo comporta che nel fare la spesa bisogna tenere non un occhio aperto, ma due e possibilmente tre sul prodotto che viene scelto.
Un altro elemento che scaturisce dal mio pensar male è il seguente: e se la Grande Distribuzione si facesse preparare delle confezioni con meno prodotto e allo stesso costo?
Mi spiego meglio: una confezione di un chilo di pasta costa – mettiamo – due euro, ma se anziché aumentare il costo della pasta si mette in commercio una confezione di 950 grammi sempre al costo di due euro chi se ne accorge. Non certo il consumatore che dovrebbe mettersi a leggere tutte le etichette e, soprattutto, dovrebbe conoscere le etichette di prima dell’accordo.
Anche qui si rientra nel campo della più totale aleatorietà:mi spiego meglio ancora una volta: mettiamo per assurdo che il sig. Rossi si ritrova una confezione che è di 950 grammi e, armato di sacro fuoco giustizialista, si reca alla direzione del Supermercato per protestare: per fare questo il nostro sig. Rossi deve essere ben certo che le confezioni di quel prodotto erano anche prima di un chilo, e chi può essere così certo? Attenzione, perché se accusiamo senza prove rischiamo l’accusa di diffamazione!
Un altro punto dell’accordo che mi è ostico capire è il seguente: le altre marche di prodotti che solitamente albergano negli scaffali, dopo questo accordo vengono ritirate dalle Aziende produttrici oppure restano “insieme” alle altre, ma con una concorrenza che definirei sleale a favore di quelle del Grande Magazzino.
Sì perché tra le altre cose dobbiamo anche considerare l’impatto mediatico che questa operazione ha e avrà sempre più nel tempo, con una ricaduta pubblicitaria di valore incalcolabile.
E tutto questo, oltre ad altri vantaggi negli orari di apertura dei vari Punti Vendita, è la contropartita che tutti noi paghiamo perché “non ci sia l’aumento”
Detto così sembra poco, ma chissà!
Per il momento le Associazioni che raggruppano i commercianti si stanno pronunciando sfavorevolmente a questa operazione: non mi meraviglia, perché i prossimi tre mesi (ottobre, novembre e dicembre) rappresentano il miglior periodo dell’anno per gli incasso e se – malauguratamente – il cliente è ancora di più dirottato verso la Grande Distribuzione, a Gennaio c’è da “contare i morti”.
Speriamo che non sia così perché nel commercio più voci operano e meglio sta il consumatore, però nessuno mi toglie dalla testa che il tutto comporti una dura battaglia.
Per il recupero del 2,50 % di potere d’acquisto previsto dal Governo nel 2005 mi sembra che questo non c’entri, visto che scade a dicembre 2004; evidentemente il Cavaliere Levigato ne avrà pensata qualcuna delle sue!


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