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martedì, settembre 21, 2004

Al Zarqawi: uomo no 

Avrei voluto intitolare “Al Zarqawi: uomo o bestia?”, ma poi mi è sovvenuto che le bestie potrebbero farmi causa e mangiarmi il patrimonio (sic!) e quindi mi limito a mettere il “no” in antitesi al sostantivo “uomo”.
Questo signore, inviato di Al Qaeda in Irak, rappresenta ai nostri occhi quello che finora consideravamo “il male assoluto”, quel tipo di contrapposizione al “bene” che non si capisce neppure da cosa e da chi provenga, quel tipo di male che si poteva identificare con “il diavolo” (noi cristiani) contrapposto a nostro Dio.
Alcuni giorni or sono, commentando la violenza imperante in Irak ho definito quella situazione come una ricerca del bagno di sangue, come un monito per tutti gli occidentali, sfidati dal sangue che viene fatto scorrere a fiumi.
L’ultimo esempio: con un video l’esercito dell’Islam ha mostrato il disgraziato americano ultracinquantenne (un ingegnere civile) che veniva preso alle spalle da un delinquente (lo stesso Al Zarqawi) che brandendo un coltellaccio lo ha barbaramente (i barbari mi scusino se li nomino) decapitato.
Questo video è passato in un loro sito Internet ed è poi andato a finire sulla solita Al Jazeera che lo ha messo in onda; qui lo abbiamo visto fino al mo0mento in cui il delinquente comincia la decapitazione; il corpo del povero ingegnere tremava tutto, essendosi reso conto di quello che gli stava per accadere e un sordo mugolio usciva dalle sue labbra.
L’ostaggio ucciso faceva parte dei tre catturati (due americani e un inglese), per i quali era stata richiesta come contropartita la liberazione di tutte le donne irakene imprigionate; non ce ne sono – a detta degli americani – ma l’esecuzione è avvenuta lo stesso.
Una considerazione che potremmo fare: il delinquente Al Zarqawi forse non sa che questi spargimenti di sangue propagandati ad arte attraverso i mass – media, scuotono soprattutto le Nazioni latine (Spagna, noi, Filippine, Francia) e meno quei Paesi che fanno riferimento alla cultura protestante (Inghilterra, Stati Uniti), oltre poi ad Israele che – per principio – non accetta neppure l’idea di trattate con i rapitori.
Dicevo che le Nazioni protestanti non si fanno condizionare dalla barbarie: ne è esempio Pearl Harbour che mise il turbo nel motore degli americani e la ritirata di Dunquerque che, anziché scoraggiare, dette la carica agli inglesi.
Anche l’opinione pubblica di quei Paesi non si scatena come facciamo noi latini; hanno forse più spirito patriottico?
Per concludere una polemica che sta scoppiando in queste ore: come avvenne all’epoca delle B.R., ci domandiamo se la stampa e le televisioni debbano continuare a mettere in onda i comunicati (audio e video) dei rapitori o è forse preferibile ignorare il tutto? È ovvio che una presa di posizione dovrebbe essere assolutamente unitaria, il che è praticamente impensabile; e poi con Internet come la mettiamo? Quindi mi sembra che il bivio si riconduca ad una sola strada: pubblicare ma con giudizio.

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