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lunedì, giugno 07, 2004

Pubblicità elettorale 

Avrete osservato che tutte le emittenti televisive – particolarmente le locali (regionali o provinciali) – in questa ultima settimana che ci separa dall’appuntamento elettorale del 12 e 13 giugno, scoppiano letteralmente di pubblicità di partiti e, soprattutto, di singoli candidati alle europee o agli enti locali.
Facciamoci qualche riflessione sopra.
Anzitutto, con la sciatteria e l’arraffa arraffa tipico delle piccole televisioni (ma chi gli ha dato la concessione?) questa forma pubblicitaria è collocata nei normali cluster e quindi – oltre che essere relativa a partiti e candidati diversi – è mischiata anche con altri “prodotti” che a volte formano strane assonanze con lo slogan del partito o con il nome del candidato (ci verrebbero fuori degli splendidi Blob).
Questa è la considerazione principale per quanto riguarda noi che siamo “costretti” (salvo fare zapping) a subirla.
Un altro aspetto riguarda invece i candidati ed i partiti che cacciano bei soldini per andare in onda con spot da 30 o al massimo 60” che – sfido chiunque a dimostrarmi il contrario – non servono assolutamente a niente.
Anzi, direi che possono essere addirittura controproducenti nei confronti dell’elettorato, in quanto non spiegano niente (e come potrebbero in così pochi secondi) e quindi si affidano a quello che in pianificazione pubblicitaria si chiama “pressione anomala”, cioè hanno una frequenza di uscite assolutamente eccezionale (ne ho contati addirittura tre per ciascuna interruzione riferiti allo stesso partito); questo naturalmente discende da una cattiva forma di pianificazione: all’Agenzia alla quale si affida il partito localmente oppure il singolo candidato, vengono proposti spot di poca durata a prezzi contenuti, così da invogliare l’acquirente a comprarne e metterne in onda tantissimi, in modo da spendere cifre interessanti.
D’altro canto la teoria di concentrare le uscite pubblicitarie negli ultimi dieci giorni (massimo) precedenti l’elezione, è una bufala tremenda che è stata coniata dai pubblicitari, o meglio dalle concessionarie mezzi, per massimizzare gli introiti.
Proprio mentre sto scrivendo ho la televisione accesa e, tra due mobilieri è passato un disgraziato di candidato che si è impegnato a spiegare ai suoi elettori il perché devono votare per lui, fornendo loro addirittura quattro motivi: non può far altro che parlare in modo accelerato (si può fare in studio), quasi un Ridolini in audio. Attaccato al suo messaggio altri tre candidati (di partiti diversi) si sono lanciati in slogan improponibili e, sempre nella canonica pezzatura di 30 secondo, hanno cercato di fornire agli ascoltatori i motivi per votare ciascuno di loro. Il tutto poi seguito da uno spot “di lista” contenente uno slogan a livello nazionale che manda all’aria, a volte, il precedente.
Ridicolo!!


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