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lunedì, giugno 14, 2004

Ancora sulla tornata elettorale 

Torniamo sui risultati delle elezioni europee per commentare tre aspetti che, a mio avviso, hanno caratterizzato l’evento.
Il primo è la pressoché totale bastonatura dei governi in carica nei singoli paesi e, soprattutto, in quelli che sono al timone della conduzione europea; la domanda che sorge spontanea è questa: seguiteranno a svolgere tale compito nazioni come la Francia e la Germania oppure tenteranno di defilarsi un tantino per far sbiadire agli occhi degli elettori il loro “euro – entusiasmo”.?
Difficile rispondere, anche perché l’Europa è attesa dall’approvazione della Costituzione che dovrebbe aver luogo entro il corrente anno; è indubbiamente una prova cardine per il futuro degli accordi europei e, in quella sede, si vedrà chi s’impegna per la sua rapida approvazione e chi invece tenderà a tirare per le lunghe.
Il secondo aspetto che può rivelarsi di un qualche interesse, è la scarsa partecipazione dei cittadini europei a queste elezioni: si pensi che la media europea è di poco superiore al 40%, ma si tratta di una media che tiene conto anche di paesi come l’Italia che hanno una tradizione di partecipazione molto alta (noi credo che abbiamo superato il 60%.
Queste mancata partecipazione arriva in primo luogo dai nuovi entrati, con punte da sorriso sotto i baffi (della serie che ci siete entrati a fare?) riferito alla Slovacchia che ha avuto un’affluenza alle urne al di sotto del 20%. Dico, sarebbe quasi il caso di cacciarli dall’Europa per “scarsa partecipazione”.
E per finire, il terzo aspetto che mi sembra importante, è la presenza sempre più imponente dei partiti “euro – scettici” che hanno in Inghilterra il loro campione con quasi il 20% dei consensi ma che anche in altri Paesi si mostrano ben vivi e vitali.
Da cosa può derivare questo scetticismo sulla bontà del sogno europeo?
Forse sono i tanti vincoli che essi intravedono in questa adesione, forse sarà il doversi far dirigere la politica economica del proprio paese da un signore che non è “eletto” da tutti gli europei, ma è soltanto “nominato” dai maggiori governi europei.
In concreto, la parola d’ordine dei nuovi arrivati potrebbe essere: “ma chi ce l’ha fatto fare”.
Sono certo, come ho avuto modo di dire altre volte, che se non riusciremo a rendere tangibile la partecipazione di tutti i cittadini europei con una forma di elezione universale che nomini cioè tutti i maggiori poteri del continente, tutta la costruzio0ne si dirige a gran carriera verso un baratro profondissimo in fondo al quale ci troveremo schiacciati dalle nuove realtà economiche di India e Cina e a quel punto non ci sarà niente da fare.
Da notare che i governi particolarmente penalizzati sono quelli che, a causa della disciplina economica europea, si vedono costretti a “tirare la cinghia” sul welfare nazionale; probabilmente i cittadini vedono l’Europa come una sorta di controllore fiscale e puntiglioso che mette il becco nei loro conti.
E così non deve essere, perché l’economia dei singoli stati dovrà lasciare il campo – prima o poi – ad una economia continentale ma questa nuova realtà dovrà essere compresa e condivisa da tutti e non sopportata e basta..


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