lunedì, giugno 14, 2004
Allora, comè andata?
E’ forse ancora troppo presto per tirare delle somme definitive, ma – grosso modo – possiamo almeno domandarci chi ha vinto e chi no, e cercare eventualmente anche qualche perché.
Anzitutto è bene premettere che in tutta Europa i partiti, o meglio le coalizioni, al governo sono state tutte penalizzate dagli elettori, quasi un monito per i governanti a correggere la rotta delle riforme economiche che il popolo sembra non gradire.
Questo andazzo si ha in Germania, dove il cancelliere perde quasi il 10%, e in Francia, dove Chirac – già sconfitto alle recenti amministrative – cala ancora pesantemente a favore della coalizione all’opposizione.
Dai dati che sono usciti fino ad ora, balza subito evidente che anche in Italia la tendenza è stata seguita dai nostri elettori, con una differenza: alla sconfitta di Berlusconi (cioè di Forza Italia) ha fatto da contrappeso i buonissimi risultati degli alleati di coalizione, con centristi e Lega in forte incremento, mentre A.N. resta sulle posizioni precedenti, guadagnando qualcosa, ma poco.
Questo confermerebbe che l’avvertimento dell’elettorato è indirizzato esplicitamente al premier (tramite il suo partito), mentre i risultati degli alleati salvano un po’ la situazione della coalizione che fa registrare un lieve incremento rispetto alle precedenti europee.
Nell’opposizione – presentatasi con il “triciclo” di Uniti per l’Ulivo – si ha qualche analogia con la maggioranza: mentre il listone perde qualcosa rispetto alla sommatoria dei tre partiti (D.S. – Margherita e S.D.I.), gli altri (Bertinotti – Verdi e Comunisti Italiani, tutti con il segno più) consentono alla coalizione di far segnare un qualcosina in più rispetto alle precedenti consultazioni europee.
Possiamo trarre qualche conclusione?
Forse la più evidente è la sconfitta “personale” di Berlusconi che chiedeva più voti per se all’elettorato anche a scapito degli alleati e che invece ha visto premiare quelli che lui definiva “piccoli partiti” e che era disposto a cannibalizzare; dall’altra parte neppure Prodi può dormire sonni tranquilli, visto che l’esperimento della lista Uniti per l’Ulivo non ha riscosso quel successo che si aspettava e quindi tale sostanziale insuccesso potrebbe rimettere in discussione anche la leadership del professore per le politiche del 2006.
Questo in soldoni il commento ai risultati di cui sono in possesso al momento in cui scrivo queste note.
A corollario due commenti: il primo è la polemica sugli exit poll che sembravano sbagliati e che invece ci hanno indovinato più delle prime proiezioni: complimenti.
Secondo commento: in Inghilterra, dove il buon Blair ha preso la consueta “ballata” diventando addirittura il terzo partito, si è avuto un risultato che fa riflettere: il partito degli antieuropeisti, quelli cioè che vorrebbero addirittura uscire dall’Europa, ha raggiunto la ragguardevole soglia del 20% abbondante. E dire che gli inglesi sono in Europa solo con un piede, poiché non partecipano neppure alla moneta comune (l’Euro) fedeli come sono alla sempre verde sterlina. Chissà se provano l’Euro che cosa succede!
Anzitutto è bene premettere che in tutta Europa i partiti, o meglio le coalizioni, al governo sono state tutte penalizzate dagli elettori, quasi un monito per i governanti a correggere la rotta delle riforme economiche che il popolo sembra non gradire.
Questo andazzo si ha in Germania, dove il cancelliere perde quasi il 10%, e in Francia, dove Chirac – già sconfitto alle recenti amministrative – cala ancora pesantemente a favore della coalizione all’opposizione.
Dai dati che sono usciti fino ad ora, balza subito evidente che anche in Italia la tendenza è stata seguita dai nostri elettori, con una differenza: alla sconfitta di Berlusconi (cioè di Forza Italia) ha fatto da contrappeso i buonissimi risultati degli alleati di coalizione, con centristi e Lega in forte incremento, mentre A.N. resta sulle posizioni precedenti, guadagnando qualcosa, ma poco.
Questo confermerebbe che l’avvertimento dell’elettorato è indirizzato esplicitamente al premier (tramite il suo partito), mentre i risultati degli alleati salvano un po’ la situazione della coalizione che fa registrare un lieve incremento rispetto alle precedenti europee.
Nell’opposizione – presentatasi con il “triciclo” di Uniti per l’Ulivo – si ha qualche analogia con la maggioranza: mentre il listone perde qualcosa rispetto alla sommatoria dei tre partiti (D.S. – Margherita e S.D.I.), gli altri (Bertinotti – Verdi e Comunisti Italiani, tutti con il segno più) consentono alla coalizione di far segnare un qualcosina in più rispetto alle precedenti consultazioni europee.
Possiamo trarre qualche conclusione?
Forse la più evidente è la sconfitta “personale” di Berlusconi che chiedeva più voti per se all’elettorato anche a scapito degli alleati e che invece ha visto premiare quelli che lui definiva “piccoli partiti” e che era disposto a cannibalizzare; dall’altra parte neppure Prodi può dormire sonni tranquilli, visto che l’esperimento della lista Uniti per l’Ulivo non ha riscosso quel successo che si aspettava e quindi tale sostanziale insuccesso potrebbe rimettere in discussione anche la leadership del professore per le politiche del 2006.
Questo in soldoni il commento ai risultati di cui sono in possesso al momento in cui scrivo queste note.
A corollario due commenti: il primo è la polemica sugli exit poll che sembravano sbagliati e che invece ci hanno indovinato più delle prime proiezioni: complimenti.
Secondo commento: in Inghilterra, dove il buon Blair ha preso la consueta “ballata” diventando addirittura il terzo partito, si è avuto un risultato che fa riflettere: il partito degli antieuropeisti, quelli cioè che vorrebbero addirittura uscire dall’Europa, ha raggiunto la ragguardevole soglia del 20% abbondante. E dire che gli inglesi sono in Europa solo con un piede, poiché non partecipano neppure alla moneta comune (l’Euro) fedeli come sono alla sempre verde sterlina. Chissà se provano l’Euro che cosa succede!