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martedì, maggio 18, 2004

Go home! 

Gli sviluppi, tragici, che sta avendo la situazione in Irak mi costringono a tornare sull’argomento dopo che avevo promesso a me stesso di non parlarne; in verità ne avevo già parlato, nel novembre dello scorso anno, suscitando anche vivaci polemiche, e avevo indicato come soluzione ottimale per noi occidentale quella di “lasciarli bollire nel loro sudicio brodo”.
Questa condizione presupponeva tutta una serie di situazioni che ipotizzavo…. ma non stiamo a rivangare il passato e affrontiamo il presente.
Da più parti si levano grida sempre più forti inneggianti ad un ritorno a casa delle truppe che, secondo quanto ci hanno assicurato a suo tempo, sono andate in Irak “per portare democrazia e libertà”. Assurdo: sono due parole che non fanno neppure parte del loro vocabolario! Come volete che la teocrazia si fondi con la democrazia!
Comunque, dicevo, si inneggia al tornare a casa, tutti a casa come il titolo di un celebre film di Alberto Sordi, go home, per dirla all’americana.
Ed io mi allineo!
Però cosa facciamo dopo? Premesso che l’ONU non interviene, non è intervenuto finora, figuriamoci se interviene dopo: chi gli da i soldi per pagare le truppe che indossano il celebre basco azzurro? Certo non gli americani che se ne tornano a casa scornati,
Quindi niente ONU, niente eserciti “invasori” (americani, britannici, italiani, giapponesi, ecc.) e a chi lasciamo in mano l’Irak?
Ma la risposta è addirittura banale: a Saddam, che ora dovrebbe essersi rimesso dalla magrezza che mostrava quando è stato catturato e, ben pulito e ben rasato, potrebbe riassumere il potere come se non fosse successo niente.
Così come si fa quando si lascia una casa che ci ha ospitato e si rimette le sedie al loro posto, mi sembra logico che la soluzione ai problemi è quella di rimettere in sella quel brav’uomo di Saddam, con tutti i figli (superstiti), i cognati, i cugini, le amanti, ecc.
Rimesse le cose come le abbiamo trovate quando siamo arrivati, ratti, ratti, in punta di piedi, ci togliamo bellamente dalle scatole e ce ne torniamo a casina nostra, ognuno ovviamente a casina sua.
E soprattutto, dimentichiamoci quanto è successo, facciamo finta che ci siamo sbagliati oppure che credevamo una cosa e invece ce ne siamo trovati di fronte un’altra; ognuno di noi saprà trovare una sua spiegazione, o meglio una scusa.
Certo che da ora in poi non pretendiamo di avere rapporti “almeno paritetici” con i mussulmani, perché una pernacchia gigantesca è quello che ci aspetta ogni qual volta incontriamo un figlio di Allah; e, allora? Pazienza, ce la siamo cercata e, come si dice dalle mie parti, mal voluto non è mai troppo!
Ma a quanto sta accadendo, c’è un’altra soluzione? Probabilmente sì, ma sarebbe troppo lungo addentrarsi e troppo complicato a realizzarsi; meglio fare così e semplificare, semplificare, semplificare…..


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