sabato, maggio 08, 2004
Babbo Natale: quoque tu!
Negli spot pubblicitari è stata usata spesso la figura di Babbo Natale; si è sempre trattato però di un personaggio presentato come la tradizione vuole: nei giorni vicini alla festa il vegliardo con barba e costume rosso si reca a casa dei bambini per consegnare loro i doni richiesti.
Questa tradizione è stata rotta da un commercial realizzato da una azienda di piatti pronti da scaldare; ricorderete che alcuni mesi or sono, un pacioso Babbo Natale, vestito come gli impone il copione, con tanto di barba bianca e cappellino con il pompon, viene scoperto, di notte tempo, da un bambino che sentendo rumori in cucina si alza da letto e si reca a vedere chi è; ai fornelli il vegliardo si sta preparando uno dei famosi piatti pronti: si tratta di pollo arrosto con contorno di patate arrosto.
Il bimbo per un po’ rimane interdetto a ritrovarsi in casa Babbo Natale – assolutamente fuori del periodo “natalizio” – che armeggia in cucina; la bontà del piatto che intanto si sta scaldando conquista anche lui, che cerca di inserirsi nella pappata.
E’ qui che l’esperienza dell’anziano viene fuori: non potendosi rifiutare di dividere un piatto “rubato” alla famiglia del bambino, che per di più viene consumato in casa sua, si limita a combinargli un trucco da magliaro: gli chiede quale parte del pollo desidera e lo fa con una frase che divenne una sorte di tormentone: “vabbé petto o coscia?” al che il ragazzo rispondeva, mi pare, coscia e Babbo Natale, con sottile ironia ma anche con perfida cattiveria risponde: “mi dispiace, tutto petto”, come a una specie di gioco delle tre carte.
Il ragazzo ci rimane malissimo, ha la bocca atteggiata a un broncio pronunciato e, di fronte a lui, il vegliardo vestito di rosso se la ride beato e si abbuffa.
Questo è lo spot che andava in onda nella precedente campagna; adesso ne è uscito un altro che anziché il “petto o coscia” ha una sorta di gioco di parole tra il bambino – di nome Otto – e il Babbo Natale che ne esce ovviamente vincitore, con la solita conclusione che il ragazzo non mangia niente e il vegliardo mangia tutto. Solita conclusione anche nelle reazioni: broncio per il bambino, perfida soddisfazione per il vegliardo.
Ripeto che quest’ultimo spot è uscito da poche settimane, cioè “assolutamente fuori del periodo delle feste natalizie”.
La differenza tra i due commercial consiste soprattutto nel “head line”, cioè nella frase che accompagna le immagini e che dovrebbe costituire il “tormentone” che induce gli altri a fare automaticamente pubblicità alla pubblicità: nel primo ha funzionato, nel secondo non mi sembra che siamo alla stessa altezza del precedente.
Comunque staremo a vedere!
Certo che vedere Babbo Natale che si comporta da birbaccione nei confronti di due simpaticissimo ragazzini fa un po’ specie; però dobbiamo considerare che i tempi cambiano e anche Babbo Natale si adegua!
Si, ma in peggio!
Questa tradizione è stata rotta da un commercial realizzato da una azienda di piatti pronti da scaldare; ricorderete che alcuni mesi or sono, un pacioso Babbo Natale, vestito come gli impone il copione, con tanto di barba bianca e cappellino con il pompon, viene scoperto, di notte tempo, da un bambino che sentendo rumori in cucina si alza da letto e si reca a vedere chi è; ai fornelli il vegliardo si sta preparando uno dei famosi piatti pronti: si tratta di pollo arrosto con contorno di patate arrosto.
Il bimbo per un po’ rimane interdetto a ritrovarsi in casa Babbo Natale – assolutamente fuori del periodo “natalizio” – che armeggia in cucina; la bontà del piatto che intanto si sta scaldando conquista anche lui, che cerca di inserirsi nella pappata.
E’ qui che l’esperienza dell’anziano viene fuori: non potendosi rifiutare di dividere un piatto “rubato” alla famiglia del bambino, che per di più viene consumato in casa sua, si limita a combinargli un trucco da magliaro: gli chiede quale parte del pollo desidera e lo fa con una frase che divenne una sorte di tormentone: “vabbé petto o coscia?” al che il ragazzo rispondeva, mi pare, coscia e Babbo Natale, con sottile ironia ma anche con perfida cattiveria risponde: “mi dispiace, tutto petto”, come a una specie di gioco delle tre carte.
Il ragazzo ci rimane malissimo, ha la bocca atteggiata a un broncio pronunciato e, di fronte a lui, il vegliardo vestito di rosso se la ride beato e si abbuffa.
Questo è lo spot che andava in onda nella precedente campagna; adesso ne è uscito un altro che anziché il “petto o coscia” ha una sorta di gioco di parole tra il bambino – di nome Otto – e il Babbo Natale che ne esce ovviamente vincitore, con la solita conclusione che il ragazzo non mangia niente e il vegliardo mangia tutto. Solita conclusione anche nelle reazioni: broncio per il bambino, perfida soddisfazione per il vegliardo.
Ripeto che quest’ultimo spot è uscito da poche settimane, cioè “assolutamente fuori del periodo delle feste natalizie”.
La differenza tra i due commercial consiste soprattutto nel “head line”, cioè nella frase che accompagna le immagini e che dovrebbe costituire il “tormentone” che induce gli altri a fare automaticamente pubblicità alla pubblicità: nel primo ha funzionato, nel secondo non mi sembra che siamo alla stessa altezza del precedente.
Comunque staremo a vedere!
Certo che vedere Babbo Natale che si comporta da birbaccione nei confronti di due simpaticissimo ragazzini fa un po’ specie; però dobbiamo considerare che i tempi cambiano e anche Babbo Natale si adegua!
Si, ma in peggio!