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mercoledì, aprile 07, 2004

Toscana e Umbria: cultura e "mostri" 

Le due regioni contigue, entrambe paradisi che ci ricordano un passato culturale di grande spessore (il Perugino, S. Francesco, Giotto, Cimabue, e tanti altri) e che attualmente vantano dei paesaggi naturalistici che tutto il mondo ci invidia, producono con una certa frequenza, dei “mostri” di una tale ferocia e disumanità che ci lasciano perplessi.
Ricordiamo brevemente che la Toscana può “vantare” il mostro più famoso (Pacciani o chi per lui), uccisore di ben otto coppiette, ed ultimamente diversi casi di omicidi particolarmente ributtanti (la moglie del farmacista di Firenze, ed altri).
L’Umbria, dal canto suo ha avuto lo stupratore di bambini Ciatti, particolarmente odioso perché in Tribunale ha narrato con dovizia di particolari i suoi rapporti, come a farsene vanto.
Adesso le due regioni sono nuovamente alle prese con due casi sinistri: il serial killer di Grosseto (per la Toscana) e il violentatore e massacratore della bambina di Città di Castello.
I giornali e le televisioni inzuppano il pane, come si direbbe, in situazioni che uniscono violenza a morbosità; questo perché ovviamente il pubblico lo richiede, essendo formato in gran parte di sessuofobi e di repressi.
Ma quello che non riusciamo a risponderci è il perché tali mostruosità avvengono in due terre che più belle non ce n’è; sembrerebbe quasi che la bellezza estrema attragga la violenza estrema.
Possiamo parlare della “sindrome di Stendhal”? Forse, anche se tale disturbo coglie un occhio impreparato a vedere all’improvviso una bellezza così sublime, mentre i “mostri” toscani e umbri dovrebbero esserci abituati a tale splendore essendo dei residenti.
E allora? Non ho una risposta a tale quesito – come a tanti altri – ma la sto cercando; quando e se l’avrò trovata, sarà mia cura farvene partecipi.


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