sabato, aprile 17, 2004
Sarebbe bello poter continuare a sognare!
Nel mio post precedente ho ipotizzato che, per rigettare le brutture che ci circondano, si possa rifugiarsi nel sogno, quella situazione cioè di beatitudine che riflette i nostri desideri, come cioè vorremmo che le cose andassero nel mondo.
Questa forma di risposta, mentre da una parte significa una sostanziale impossibilità a risolvere i problemi che ci circondano, un’impotenza che si manifesta con questo volo della fantasia, dall’altra mostra un velleitarismo che è tipico degli intellettuali (in particolare registi cinematografici) che si imbattono in problemi che non sanno risolvere e si rifugiano perciò nel sogno, reso ancora più bello dalla maestria dei creatori dell’immagine.
E noi, come possiamo fare? Noi che non sappiamo neppure costruire delle belle immagini?
Come possiamo accettare consapevolmente quello che avviene intorno a noi, tutta quella barbarie che ha riportato l’uomo contemporaneo all’età della clava (sia essa mitra o bomba, sempre clava è!)
Le violenze alle quali le televisioni di tutto il mondo ci fanno assistere, rischiano di generare in tutti noi una sorta di assuefazione o meglio una visione “come se fosse un film”, mentre il sangue è vero e non sugo di pomodoro, le gambe maciullate sono vere e non ricostruite dai maghi del computer grafico.
Anche questo modo di vedere le cose è una forma di evasione dalla realtà, meno bello di quello degli intellettuali, ma con la stessa riuscita inconscia.
Sarebbe come se quando assistiamo alle immagini dei tre italiani ancora ostaggio di qualche banda di delinquenti in Irak, siamo certi che prima o poi interverrà la “Delta Force” e sistemerà tutto, uccidendo i cattivi e riportando i bravi giovani alle loro spose e ai loro genitori.
Ma la “Delta Force” non c’è, le cose del mondo proseguono per la loro strada secondo il destino che è già stato segnato; e quando questi eventi vanno a finire male ci rifugiamo dietro una rabbia impotente e non siamo in grado di fare altro.
Ma del resto che cosa potremmo fare? Ormai mi sembra che il mondo abbia imboccato una strada buia e in discesa e che nessuno sia in grado di fermarlo dalla ineluttabile catastrofe.
Sono certo che l’umanità è composta in massima parte da “persone di buona volontà”, ma nessuno di loro ha voce in capitolo per ricondurre noi e i nostri contemporanei ad una sorta di ravvedimento: fermiamo tutto e ricominciamo daccapo, ricominciamo dalle cose più semplici che ci possono trovare tutti d’accordo e poi cerchiamo di andare avanti – se è possibile – sui problemi più complessi e che ancora non sono stati risolti da nessuno.
Ne volete uno, a mo’ d’esempio? Perché i 5/8 della ricchezza e delle disponibilità del nostro pianeta è appannaggio solo di un 1/8 di persone? Chi l’ha stabilito? E’ forse una cosa giusta oppure se ne potrebbe riparlare?
Oppure dobbiamo cercare di prendere nuovamente sonno e sperare in un bel sogno???
Questa forma di risposta, mentre da una parte significa una sostanziale impossibilità a risolvere i problemi che ci circondano, un’impotenza che si manifesta con questo volo della fantasia, dall’altra mostra un velleitarismo che è tipico degli intellettuali (in particolare registi cinematografici) che si imbattono in problemi che non sanno risolvere e si rifugiano perciò nel sogno, reso ancora più bello dalla maestria dei creatori dell’immagine.
E noi, come possiamo fare? Noi che non sappiamo neppure costruire delle belle immagini?
Come possiamo accettare consapevolmente quello che avviene intorno a noi, tutta quella barbarie che ha riportato l’uomo contemporaneo all’età della clava (sia essa mitra o bomba, sempre clava è!)
Le violenze alle quali le televisioni di tutto il mondo ci fanno assistere, rischiano di generare in tutti noi una sorta di assuefazione o meglio una visione “come se fosse un film”, mentre il sangue è vero e non sugo di pomodoro, le gambe maciullate sono vere e non ricostruite dai maghi del computer grafico.
Anche questo modo di vedere le cose è una forma di evasione dalla realtà, meno bello di quello degli intellettuali, ma con la stessa riuscita inconscia.
Sarebbe come se quando assistiamo alle immagini dei tre italiani ancora ostaggio di qualche banda di delinquenti in Irak, siamo certi che prima o poi interverrà la “Delta Force” e sistemerà tutto, uccidendo i cattivi e riportando i bravi giovani alle loro spose e ai loro genitori.
Ma la “Delta Force” non c’è, le cose del mondo proseguono per la loro strada secondo il destino che è già stato segnato; e quando questi eventi vanno a finire male ci rifugiamo dietro una rabbia impotente e non siamo in grado di fare altro.
Ma del resto che cosa potremmo fare? Ormai mi sembra che il mondo abbia imboccato una strada buia e in discesa e che nessuno sia in grado di fermarlo dalla ineluttabile catastrofe.
Sono certo che l’umanità è composta in massima parte da “persone di buona volontà”, ma nessuno di loro ha voce in capitolo per ricondurre noi e i nostri contemporanei ad una sorta di ravvedimento: fermiamo tutto e ricominciamo daccapo, ricominciamo dalle cose più semplici che ci possono trovare tutti d’accordo e poi cerchiamo di andare avanti – se è possibile – sui problemi più complessi e che ancora non sono stati risolti da nessuno.
Ne volete uno, a mo’ d’esempio? Perché i 5/8 della ricchezza e delle disponibilità del nostro pianeta è appannaggio solo di un 1/8 di persone? Chi l’ha stabilito? E’ forse una cosa giusta oppure se ne potrebbe riparlare?
Oppure dobbiamo cercare di prendere nuovamente sonno e sperare in un bel sogno???