sabato, aprile 24, 2004
La mamma snaturata e i giornalisti
Nella vicenda della piccola Maria barbaramente uccisa a Città di Castello, una delle figure chiave – oltre l’assassino ovviamente – è stata la madre, Teresa, una giovane donna sposa di un altrettanto giovane ragazzo, assunto dall’omicida (definito “imprenditore”) in qualità di piastrellista. Entrambi provenienti dal sud in cerca di un lavoro che consentisse loro di sbarcare il lunario.
Come sia andata realmente tutta la tragica vicenda lo sanno soltanto i protagonisti e, forse, i magistrati; noi sappiamo solo quello che i giornali e le televisioni ci mostrano. Ed è su questo che sono centrate le riflessioni che seguono.
Fin dall’inizio la figura della madre è balzata nitidamente agli onori della cronaca; per quale motivo? Semplice, perché era lei che aveva in custodia la bambina (il marito era a lavorare) ed era sempre lei ad avere affidato la piccola all’orco che poi la ucciderà (questo e già stato ammesso, della violenza carnale accertata dall’autopsia non c’è ancora la confessione).
Come è stata presentata questa tragica figura femminile? Anzitutto in maniera un po’ torbida, come una specie di “succube ragazza del sud” rimasta affascinata dall’imprenditore del nord che forse le ha fatto intravedere un futuro di agiatezza dopo una vita trascorsa nelle difficoltà finanziarie e conclusasi con una emigrazione verso il paradiso del centro – nord, dove si trova il lavoro e, forse, l’amore.
Una delle incredibili dichiarazioni della donna al magistrato (ma chi lo ha detto ai giornalisti?) è che la frequentazione sempre più stretta della piccola con l’omicida era voluta dalla stessa Teresa con la motivazione di “farli abituare reciprocamente a stare insieme, in vista di un futuro di convivenza”.
Allora la donna aveva delle mire ben precise sull’imprenditore e la bimba poteva rappresentare un elemento che poteva facilitare i piani di Teresa!!
E il marito, in questa vicenda a dir poco sconvolgente che ruolo avrebbe? A vederlo nelle poche immagini trasmesse dalle televisioni sembrerebbe un bravo ragazzo, molto buono, forse troppo (se capite il significato), gran lavoratore e desideroso di tenersi buono il datore di lavoro; per quanto riguarda i suoi rapporti con la moglie, mi sembra che appaia succube della donna che viene rappresentata come più decisa e grintosa, anche se negli ultimi tempi è stata consigliata evidentemente (dall’avvocato??) a non parlare più.
Ricapitolando si avrebbe un quadro così fosco da apparire simile ad un cattivo romanzo d’appendice: la donna ignorante (Teresa) giunta nel centro – nord con mire ambiziose e irretita da un perverso individuo che assume il marito anzitutto per toglierlo di casa e poi comincia a frequentarla manifestando grande interesse soprattutto per la bimba, ma anche per la madre.
Questo è il romanzo che è stato costruito a nostro uso e consumo; con questa vicenda ognuno di noi trae le proprie conclusioni; la condanna per la madre è assicurata, sembra addirittura più colpevole del reo confesso! Eppure il magistrato, almeno per ora, si affanna a dichiarare che la signora continua ad essere interrogata come “persona informata sui fatti” e basta, ma chi ci crede??
Come sia andata realmente tutta la tragica vicenda lo sanno soltanto i protagonisti e, forse, i magistrati; noi sappiamo solo quello che i giornali e le televisioni ci mostrano. Ed è su questo che sono centrate le riflessioni che seguono.
Fin dall’inizio la figura della madre è balzata nitidamente agli onori della cronaca; per quale motivo? Semplice, perché era lei che aveva in custodia la bambina (il marito era a lavorare) ed era sempre lei ad avere affidato la piccola all’orco che poi la ucciderà (questo e già stato ammesso, della violenza carnale accertata dall’autopsia non c’è ancora la confessione).
Come è stata presentata questa tragica figura femminile? Anzitutto in maniera un po’ torbida, come una specie di “succube ragazza del sud” rimasta affascinata dall’imprenditore del nord che forse le ha fatto intravedere un futuro di agiatezza dopo una vita trascorsa nelle difficoltà finanziarie e conclusasi con una emigrazione verso il paradiso del centro – nord, dove si trova il lavoro e, forse, l’amore.
Una delle incredibili dichiarazioni della donna al magistrato (ma chi lo ha detto ai giornalisti?) è che la frequentazione sempre più stretta della piccola con l’omicida era voluta dalla stessa Teresa con la motivazione di “farli abituare reciprocamente a stare insieme, in vista di un futuro di convivenza”.
Allora la donna aveva delle mire ben precise sull’imprenditore e la bimba poteva rappresentare un elemento che poteva facilitare i piani di Teresa!!
E il marito, in questa vicenda a dir poco sconvolgente che ruolo avrebbe? A vederlo nelle poche immagini trasmesse dalle televisioni sembrerebbe un bravo ragazzo, molto buono, forse troppo (se capite il significato), gran lavoratore e desideroso di tenersi buono il datore di lavoro; per quanto riguarda i suoi rapporti con la moglie, mi sembra che appaia succube della donna che viene rappresentata come più decisa e grintosa, anche se negli ultimi tempi è stata consigliata evidentemente (dall’avvocato??) a non parlare più.
Ricapitolando si avrebbe un quadro così fosco da apparire simile ad un cattivo romanzo d’appendice: la donna ignorante (Teresa) giunta nel centro – nord con mire ambiziose e irretita da un perverso individuo che assume il marito anzitutto per toglierlo di casa e poi comincia a frequentarla manifestando grande interesse soprattutto per la bimba, ma anche per la madre.
Questo è il romanzo che è stato costruito a nostro uso e consumo; con questa vicenda ognuno di noi trae le proprie conclusioni; la condanna per la madre è assicurata, sembra addirittura più colpevole del reo confesso! Eppure il magistrato, almeno per ora, si affanna a dichiarare che la signora continua ad essere interrogata come “persona informata sui fatti” e basta, ma chi ci crede??