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giovedì, marzo 25, 2004

I problemi del calcio 

I problemi attuali del calcio professionistico in Italia mi sembrano di due ordini: finanziari e di violenza.
Esaminiamoli singolarmente.
Per quanto riguarda i debiti accumulati dal mondo del calcio il problema è complesso, soprattutto perché si tratta di società per azioni, addirittura qualcuna quotata in Borsa, e ritengo difficile poter sindacare da parte di una struttura sportiva quelli che sono degli investimenti approvati dal Consiglio di Amministrazione.
Pertanto, se il cosiddetto decreto spalmatasse presupponesse un diverso modo di spendere i soldi (meno quattrini agli atleti e allenatori), bisogna vedere se la compagine sociale approverà una condizione simile.
Insomma, quello che voglio dire, i divieti di superare determinati parametri, possono essere emanati a società senza scopo di lucro, sottoposte alle strutture federali in tutto e per tutto, ma non ad aziende che hanno tutti i diritti di fare come vogliono, salvo poi portare i libri in Tribunale.
Ed è proprio quello che verrà fatto da alcune squadre che vanno per la maggiore, specie ora che il famoso decreto smalmatasse sembra impraticabile, perché troppi sono stati i dinieghi opposti da forze politiche che fanno parte della compagine governativa. E questo ha impedito a Berlusconi di proseguire nella strategia del decreto (almeno per ora) e porterà varie squadre al tracollo; e sarà ancora una volta violenza.
Siamo così al secondo problema – quello della violenza – che non ritengo direttamente collegato al primo (i soldi), ma forse mi sbaglio ed è tutto un minestrone nel quale c’è di tutto.
Per la violenza, un sistema da sperimentare mi sembra quello di far disputare tutte, ripeto tutte, le partite di Serie A e B a porte chiuse e con ripresa di TV a pagamento.
Ognuno così si vede la partita della squadra del cuore in salotto, con pop corn o altro a fianco e l’unica litigata potrebbe essere quella con la moglie o con il figlio.
Sotto il profilo dei costi non credo che ci dovrebbero essere problemi insormontabili: se tutte le quaranta e più squadre vengono riprese – per esempio – da Sky e tali riprese sono l’unico modo di vedere la partita, tutti o quasi i cosiddetti sportivi si abboneranno alla pay tv e quindi, di conseguenza, il costo dell’abbonamento subirebbe un abbattimento ipotizzabile almeno in un 60 o 70 per conto rispetto al costo attuale, diventando così una cifra sostenibile da tutti (addirittura meno dell’ingresso nello stadio).
Non ci sarebbero così le numerose forze dell’ordine impegnate agli stadi e distratte quindi da altri compiti, per me più importanti. Tanto, a livello di tolleranza zero, non siamo in grado di mantenere le promesse: mentre scrivo queste note le Agenzie battono la notizia che il GIP romano “non ha convalidato gli arresti dei 3 teppisti entrati in campo durante il derby”: come volevasi dimostrare!


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