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martedì, dicembre 23, 2003

La vicenda Parmalat 

I mass-media sono inondati dagli incredibili fatti inerenti lo scandalo Parmalat: in pratica, almeno a quanto ho capito io, a fronte di una situazione industriale abbastanza florida, le manie di fare i finanzieri della famiglia Tanzi, hanno portato l’azienda alla distruzione.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’affermazione di avere un deposito di oltre 3,5 miliardi di Euro presso la Bank of America intestato ad una società satellite della Parmalat. Il nuovo Amministratore Delegato ha chiesto e la banca americana è caduta dalle nuvole: qui non c’è proprio niente; gli è stato fatto vedere “le carte” ed è stato appurato che erano “false”, taroccate come potrebbe fare un furfantello di terza categoria e non il “grande Tanzi”, tra i primi dieci imprenditori d’Italia
Un solo dato: sono oltre quattro mesi che non viene cacciato un euro a fronte dei latte portato dai produttori allo stabilimento Parmalat.
La forza lavoro ammonta a oltre 35.000 dipendenti nelle 120 aziende create in tutto il mondo (a me sembrano troppe, e a Voi? Alle società di revisione non è sembrato così) e 4.000 solo in Italia.
Si apprende inoltre che il sistema di falsificare i documento “era una regola” in Parmalat e, a detta del Direttore Amministrativi, tutto avveniva sotto gli occhi e con la benedizione della famiglia Tanzi.
Il Governo sta cercando una soluzione con due obiettivi: salvaguardare i posti di lavoro e gli investitori italiani che hanno acquistato i famosi “bond” Parmalat che adesso sembrano buoni al massimo per incartare le arance.
Quello che mi auguro, anzi quello che pretendo, è che da questa vicenda i Tanzi escano con il vestito che hanno addosso e uno di ricambio e…BASTA.
Niente ville, niente fattorie, niente palazzi; al massimo un posto da autista di un autobus a 1.000 euro al mese e….BASTA.
D’accordo???!


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