martedì, novembre 18, 2003
Le trasmissioni sportive 3.puntata
Allora, con questa terza puntata vorrei concludere il sommario esame delle trasmissioni sportive, viste, ovviamente, attraverso le persone che le animano.
Eravamo rimasti ai presidenti delle società calcistiche, definendoli “ricchi scemi”, strani personaggi, bravi nella loro attività, ma scarsi nell’amministrare le squadre di calcio.
Ci dovremmo attendere, quindi, una pletora di industriali o finanzieri che si possono incontrare per le strade delle grandi e piccole città mentre chiedono l’elemosina per poter tirare avanti nella loro triste esistenza rovinata dagli investimenti nel mondo del calcio
Invece di tali scenette non mi risulta che ci sia traccia!
Anzi – con l’esclusione di Cecchi Gori, ma lì i fattori sono diversi e i più disparati – nessun presidente di società ha scaricato le ristrettezze della propria squadra sulla propria azienda.
E allora, come si spiega questo arcano? Come si spiega che un Gaucci, presidente del Perugia, nello stesso tempo che si lancia contro il sistema calcio che non può sopravvivere, acquista altre due squadre – il Catania e un’altra di serie C che non ricordo – investendo un bel pacco di soldi? Eppure non ha certo l’aria dello sprovveduto! Oppure lo Zamparini che dopo aver acquistato il Venezia, si è spostato su una platea ancora più grande (il Palermo) investendo anche qui cifre considerevoli specie per l’ambizione di andare in Serie A? Ma allora, si produce reddito oppure no?
La risposta, ammesso che ce ne sia una “logica”, io non la conosco; certo che è tutto molto strano. Non vorrei che la trovasse un qualche Commissario della Comunità Europea, sull’onda delle scoperte di Monti sui vari scamotti organizzati per chiudere i bilanci, perché non ci dimentichiamo che siamo in Italia, dove “tutto è possibile, soprattutto l’impossibile”.
Eravamo rimasti ai presidenti delle società calcistiche, definendoli “ricchi scemi”, strani personaggi, bravi nella loro attività, ma scarsi nell’amministrare le squadre di calcio.
Ci dovremmo attendere, quindi, una pletora di industriali o finanzieri che si possono incontrare per le strade delle grandi e piccole città mentre chiedono l’elemosina per poter tirare avanti nella loro triste esistenza rovinata dagli investimenti nel mondo del calcio
Invece di tali scenette non mi risulta che ci sia traccia!
Anzi – con l’esclusione di Cecchi Gori, ma lì i fattori sono diversi e i più disparati – nessun presidente di società ha scaricato le ristrettezze della propria squadra sulla propria azienda.
E allora, come si spiega questo arcano? Come si spiega che un Gaucci, presidente del Perugia, nello stesso tempo che si lancia contro il sistema calcio che non può sopravvivere, acquista altre due squadre – il Catania e un’altra di serie C che non ricordo – investendo un bel pacco di soldi? Eppure non ha certo l’aria dello sprovveduto! Oppure lo Zamparini che dopo aver acquistato il Venezia, si è spostato su una platea ancora più grande (il Palermo) investendo anche qui cifre considerevoli specie per l’ambizione di andare in Serie A? Ma allora, si produce reddito oppure no?
La risposta, ammesso che ce ne sia una “logica”, io non la conosco; certo che è tutto molto strano. Non vorrei che la trovasse un qualche Commissario della Comunità Europea, sull’onda delle scoperte di Monti sui vari scamotti organizzati per chiudere i bilanci, perché non ci dimentichiamo che siamo in Italia, dove “tutto è possibile, soprattutto l’impossibile”.