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giovedì, novembre 20, 2003

Come attuare la "sicurezza"? 

Sto guardando la televisione e tutti i telegiornali sono centrati sugli attentati a Istanbul rivendicati dal solito Bin Laden. Tutti i servizi si concludono con l’auspicio della “sicurezza”, auspicio comune a tutti i paesi occidentali, a partire ovviamente dall’Italia. Ma questa benedetta “sicurezza” – vera e propria cappa di piombi per l’uomo contemporaneo – come è possibile realizzarla?
Voglio dare anch’io il mio contributo, certo di dire un sacco di castronerie, ma certo anche che, più ci penso e più non trovo nient’altro di meglio.
Dunque, torniamo a bomba: la sicurezza – specie quella psicologica – si attua essenzialmente con il non aver paura tutte le volte che si incontra un individuo di colore (più o meno accentuato), a non considerarlo un terrorista e a non farci caso se costui gira tra noi.
Attualmente, invece, le antenne sono alzate e dirette verso gli “scuri”, da noi considerati potenziali autori di attentati.
Tutto ciò premesso, ne consegue che l’unica soluzione al problema è quella di “andare a colore”, come si usa dire nel poker; mi spiego meglio: dividersi, da una parte – cioè nei paesi occidentali –“i chiari” e negli altri paesi “gli scuri”.
Voi mi direte: non si può fare, eppoi c’è tanta brava gente anche tra “loro”. D’accordo, anzi d’accordissimo, però dovete convenire con me che uno sfondo formato solo da individui del tuo stesso colore è più rassicurante. Magari poi succede lo stesso, però….
Badate bene che questo concetto è completamente privo di concezioni razzistiche; è solo il lancio di una provocazione polemica che per realizzarsi prevederebbe condizioni socio economiche ben diverse da quelle attuali, o comunque una disponibilità di tutti a rivedere i comportamenti.
Potremo riparlarne …..

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